La Tiella di Gaeta
Questa secolare tradizione nacque la tiella che permetteva a contadini e pescatori di avere un pasto completo che si conservasse anche per alcuni giorni.
Si narra che Ferdinando IV di Borbone ne fosse un grande estimatore, anzi secondo alcuni ne fu proprio l'inventore. Sembra, infatti, che il sovrano nei suoi soggiorni a Gaeta preferisse confondersi con gli abitanti del borgo marinaro e contadino posto fuori le mura e fu in questi luoghi che stupito dall' abilità con la quale le massaie preparavano la pizza elaborò il doppio strato di pasta con il ripieno di pesce o verdura, la tiella appunto, da lui considerata "primo, secondo e terzo". Ed anche l'aristocrazia cominciò ad apprezzarla, in particolare quella con i calamaretti, pregiatissima; mentre sarde, alici, scarola e baccalà erano le più diffuse tra il popolo del borgo contadino e marinaro che ancora oggi ne custodisce il segreto. In seguito alla caduta del regno Borbonico nel 1860 divenne pasto principale per tutti gli emigranti che lasciavano Gaeta fino agli anni '50 alla ricerca di un lavoro. Anche se il consumo della tiella subì un ridimensionamento durante i periodi del boom economico, anche perché ricordava miseria ed arretratezza, negli ultimi anni è ritornata prepotentemente alla ribalta per la sua innegabile bontà ed anche per il recupero storico-culturale messo in atto dall'associazione Gaetavola. (www.gaetavola.org)
La "Tiella", una pizza rustica a due sfoglie di farina sovrapposte e chiuse per compressione che avvolgono il sapore intenso dei frutti di mare, e quello pungente delle famose olive nere.
La cucina tradizionale prevede che venga cotta in forno, dentro speciali teglie circolari.
Il ripieno può essere di natura varia ed eterogenea: polpi, sarde, scarola e baccalà, cipolla, tradizionale è anche la tiella con le zucchine, tagliate a rondelle e spadellate con cipolla abbondante. una volta fredde, si aggiungono un paio di uova e pecorino, non troppo stagionato, a scaglie. La Tiella classica è quella di polpi.
La Tiella andrebbe proprio mangiata con le mani, tagliata a quarti: solo in questo modo è possibile saggiarne la morbidezza e compattezza, e, a gaeta si dice che la tiella è veramente buona se e solo se l'olio contenuto, quando la si mangia, scorre fino ai gomiti.
Il sapore della Tiella è talmente ricco e inconfondibile, un vero concentrato di gusto, che sazia senza appesantire e soddisfa ogni palato... anche quello di chi è "costretto" in diete ipocaloriche!
Un piatto della sana dieta mediterranea.
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Si narra che Ferdinando IV di Borbone ne fosse un grande estimatore, anzi secondo alcuni ne fu proprio l'inventore. Sembra, infatti, che il sovrano nei suoi soggiorni a Gaeta preferisse confondersi con gli abitanti del borgo marinaro e contadino posto fuori le mura e fu in questi luoghi che stupito dall' abilità con la quale le massaie preparavano la pizza elaborò il doppio strato di pasta con il ripieno di pesce o verdura, la tiella appunto, da lui considerata "primo, secondo e terzo". Ed anche l'aristocrazia cominciò ad apprezzarla, in particolare quella con i calamaretti, pregiatissima; mentre sarde, alici, scarola e baccalà erano le più diffuse tra il popolo del borgo contadino e marinaro che ancora oggi ne custodisce il segreto. In seguito alla caduta del regno Borbonico nel 1860 divenne pasto principale per tutti gli emigranti che lasciavano Gaeta fino agli anni '50 alla ricerca di un lavoro. Anche se il consumo della tiella subì un ridimensionamento durante i periodi del boom economico, anche perché ricordava miseria ed arretratezza, negli ultimi anni è ritornata prepotentemente alla ribalta per la sua innegabile bontà ed anche per il recupero storico-culturale messo in atto dall'associazione Gaetavola. (www.gaetavola.org)
La "Tiella", una pizza rustica a due sfoglie di farina sovrapposte e chiuse per compressione che avvolgono il sapore intenso dei frutti di mare, e quello pungente delle famose olive nere.
La cucina tradizionale prevede che venga cotta in forno, dentro speciali teglie circolari.
Il ripieno può essere di natura varia ed eterogenea: polpi, sarde, scarola e baccalà, cipolla, tradizionale è anche la tiella con le zucchine, tagliate a rondelle e spadellate con cipolla abbondante. una volta fredde, si aggiungono un paio di uova e pecorino, non troppo stagionato, a scaglie. La Tiella classica è quella di polpi.
La Tiella andrebbe proprio mangiata con le mani, tagliata a quarti: solo in questo modo è possibile saggiarne la morbidezza e compattezza, e, a gaeta si dice che la tiella è veramente buona se e solo se l'olio contenuto, quando la si mangia, scorre fino ai gomiti.
Il sapore della Tiella è talmente ricco e inconfondibile, un vero concentrato di gusto, che sazia senza appesantire e soddisfa ogni palato... anche quello di chi è "costretto" in diete ipocaloriche!
Un piatto della sana dieta mediterranea.